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RIGNANO SULL'ARNO
Indagine di archeologia umana e sociale
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Una nuova pagina che cercherà di affrontare un argomento di attualità della comunità, libero da condizionamenti di ogni tipo. Una valutazione su un tema, una notizia, un personaggio, anche di taglio critico, ma sempre mirato alla riflessione. Magari procedendo in senso opposto a quello verso cui spira il vento, alle opinioni dominanti, perché la pluralità di idee è una ricchezza. Sempre.

 

 

luglio 2024
UN’OPERA GRADEVOLE MA ECCESSIVA
Forse impegnativa e quindi a... mezzo servizio!
Nel guardare la vasca di piazza XXV Aprile del capoluogo, non si può evitare di fare una riflessione obiettiva sul suo stato e sull’opportunità di realizzare certe opere che poi non siamo in grado di curare. Già chiamare piazza un’area dove confluiscono cinque vie, potevamo farlo un tempo, quando il traffico era quello che era – in passato ospitava mercati i luna park – ma oggi la piazza (letteralmente) può dirsi solo l’area verde.
Quindi, la scelta di inserirci una vasca così, di dimensioni che si vedono solo nei grandi centri, fu un gesto poco razionale, un po’ da grandeur, tanto che poi ha chiesto il conto dal punto di vista di manutenzione. Risultato: uno spettacolo triste per molta parte dell’anno.
Il punto è proprio questo: perché la vasca funziona solo qualche mese l’anno e per il tempo rimanente è un ricettacolo di sporcizia e usi diversi, che niente hanno a che vedere con la sua natura? Se vasca (così grande e impegnativa) doveva essere, dovevamo saperlo prima e fare tutto per farla apparire come la sua natura impone. Non ce lo possiamo permettere? Può essere, ma dal momento che c’è, che è in posizione centrale, va tenuta come si deve e farle svolgere la sua funzione in modo compiuto come, del resto, anche la statua che la sovrasta richiede. L’opera è e resta un tutt’uno!
Difficoltà e rischi per gli amministratori restano tanti, ma fra i secondi ci sono quelli di cadere in eccessi, non proprorzionali alle potenzialità di un ente, e che poi chiedono conto.

 

Il valore di un omaggio
Le recenti discussioni sull’intitolazione dello stadio comunale rignanese ad un calciatore viola recentemente scomparso, pongono l’attenzione sull’odonomastica paesana. È vero che questa è riferibile alla denominazione di strade e piazze, ma quando si parla di rendere omaggio a personaggi, non ci può essere differenza con cosa lo si accosta.
L'odonimo dovrebbe rispondere a esigenze di identificazione e informazione che dovrebbero collegare il cittadino al proprio territorio e alla società. Salvo i personaggi storici o intellettuali di alto livello, si dovrebbe tendere ad omaggiare persone della comunità, che in questa si sono identificati e alla quale hanno dato un contributo, tanto da essere stati un esempio per la collettività. Modelli che riescono a suscitare il senso di appartenenza e poi attivazione e partecipazione a questa. Un elemento determinante per quella vitalità sociale tante volte evocata!
Purtroppo, l’aspetto odonomastico ha sempre dovuto fare i conti con influenze di tipo storico-ideologico, l'avvicendarsi di epoche con le modifiche di carattere politico e socio-economico, e anche di mode, quando non avversioni prevenute! Da noi, solo raramente superate dopo scontri laceranti e attuate con colpevole ritardo.
Forse occorre solo conoscere le vicende del proprio paese, delle varie comunità e dei propri personaggi, averne rispetto e far seguire decisioni serenamente obiettive.

P.s. - Chi ritiene questa posizione come provinciale perché non “aperta al mondo”, provi a riflettere sul rovescio della medaglia: Opportunismo? Faziosità? Prevenzione? Complesso di inferiorità? Una sorta di esterofilia? Ignoranza? Atteggiamenti non certo migliori!